sabato 10 novembre 2012

MANIFESTO DEL MARKETING ETICO E BENDE INVISIBILI… TEMPO DI BILANCI E NUOVI OBIETTIVI.



ISSUE N° 28 THE MARKETING BLOG

(Tempo di lettura 9 minuti)



In questo articolo non studieremo qualche case-history legato alle tecniche di manipolazione o di marketing.
Non parleremo di come qualcuno, da qualche parte, stia studiando nuove tecniche per indurci a comprare qualcosa senza che il nostro “lato conscio” se ne accorga.

Vorrei che questo post fosse speciale per me quanto per te che stai per leggerlo.

A distanza di un anno dal lancio del Manifesto del Marketing Etico e del progetto Bende Invisibili desidero condividerne con te i risultati.
So che non ce ne sarebbe bisogno perché se sei un lettore de “THE MARKETING BLOG” probabilmente sarai un lettore attento, però penso sia giusto dirti che quello che sto scrivendo non si basa sull’autocompiacimento, quanto invece sulla volontà di essere trasparenti e sulla convinzione che il punto di arrivo di oggi debba essere il punto di partenza di domani.

Dalla serata di presentazione dello scorso 11/11/11 ad oggi abbiamo lavorato molto ed è successo questo:

ADERENTI
Nel corso del nostro primo anno di attività, abbiamo ricevuto 24 candidature per entrare a far parte della comunità scientifica del Manifesto del Marketing Etico.
Ad oggi:
- quelle accettate sono 5 (il quinto aderente sarà presentato ufficialmente il prossimo 20/11)
- 1 candidatura è ancora in fase di approvazione
- 18 candidature sono state scartate per azioni di greenwashing e altre attività non in linea con i principi etici del Manifesto

INCONTRI
Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare dal vivo molte persone per condividere e confrontarci sulle nostre idee.
Ecco dove e quando:
11/11/2011 - “BI & MME” @ Teatro Cardinal Massaia (presentazione del progetto)
18/11/2011 - “I giornalisti in rete ai tempi dei Pro-am…”
19/03/2012 - “Bende Invisibili” @ Ass. Carlo Levi  
07/05/2012 - “Manifesto del Marketing Etico” @ Facoltà Economia di Torino   
27/09/2012 - “Fuori la Verità” @ Social Media Week
10/10/2012 - “Bende Invisibili ” @ Golem Bookshop di Torino
24/10/2012 - “Bende Invisibili” @Università Popolare di Torino
28/10/2012 - “Fuori la Verità” @ Salone del Gusto & Terra Madre

Durante gli incontri di divulgazione abbiamo condiviso la nostra visione del mondo con 685 persone, mentre sono oltre 1.800 le persone che sono entrate direttamente in contatto con noi durante impegni informali, di relazioni pubbliche o di gestione del progetto.

RADIO / TV / STAMPA
- RADIO: Le ore di diretta radiofonica dedicate alle attività di divulgazione sono state ad oggi 9,5.
Dal mese di maggio, grazie alla collaborazione tra Gobbi Media e Factory Perfomance, ci è stata messa a disposizione la possibilità di avere un programma radiofonico “dedicato” al Manifesto  sulle frequenze di Radio Flash, storica radio torinese, trasmessa in tutto il mondo grazie allo streaming web.
La trasmissione, dal titolo “Fuori la Verità”, inizia la sua attività nel maggio 2012 a cadenza mensile. Dallo scorso ottobre la cadenza è raddoppiata con un impegno produttivo e di trasmissione che avviene ogni 15 giorni, sempre il mercoledì mattina dalle 9 alle 10. Nel corso del prossimo anno quindi l’attuale record di 9 ore e mezzo sarà battuto.

- TV: I temi del Manifesto del Marketing Etico (e trattati in parallelo anche dal progetto Bende Invisibili), sono stati oggetto di 6 dirette televisive e di una replica. Siamo stati ospiti di “Torinow” (Videogruppo), “Gente che Parla” (Quartarete TV), “Joey’s Garage” (For Music TV), “Giorno per Giorno” (Telesubalpina).

- STAMPA: In queste statistiche non sono comprese le attività stampa di lancio del progetto che sono avvenute prima dell’11/11/11. Il progetto è stato all’attenzione della stampa (soprattutto su portali web) 6 volte.
Gli articoli sono disponibili nelle sezioni dedicate alla rassegna stampa sui siti del Manifesto del Marketing Etico e di Bende Invisibili.

Un’altra statistica interessante è quella dei Km percorsi. Infatti solo per le 8 attività di divulgazione sono stati percorsi 69 km. A questi però bisogna aggiungere quelli legati alle attività media e stampa (interviste, programmi radio ecc.) che ammontano a 162 e quelli delle attività di Relazioni Pubbliche e i sopralluoghi per un totale di 1273. Non male, non credi?

Desidero segnalarti che quelli che hai appena letto non sono semplici numeri: ma lavoro, impegno, passione che tutti i volontari coinvolti nel progetto hanno investito per condividere con il maggior numero di persone quello che sanno, quello in cui credono, quello per cui lavorano ogni giorno.

Alla luce dei risultati elencati, è arrivato il momento di regalarci una sorpresa, che spero possa in qualche modo vederti protagonista e mio/nostro compagno di viaggio. Reggiti forte…


Emmanuele Macaluso


ALCUNI LINK:

- “Manifesto del Marketing Etico”

“Emmanuele Macaluso”
(Sito ufficiale) www.emacaluso.com
(Pagina Facebook ufficiale) http://www.facebook.com/emmanuele.macaluso
(Blog “THE MARKETING BLOG”) http://emacaluso.blogspot.it
(Profilo Twitter) https://twitter.com/E_Macaluso

- “Fuori la Verità”
(pagina ufficiale sul sito di Radio Flash) http://www.radioflash.to/programmi/fuorionda/fuorilaverita/
(Pagina Facebook ufficiale) www.facebook.com/FUORILAVERITA

“Factory Performance”
 

domenica 9 settembre 2012

MA IL WEB É DAVVERO COSÍ LIBERO? CERTO CHE NO! FACEBOOK CE LO DIMOSTRA!


ISSUE n° 27 THE MARKETING BLOG

(Tempo di lettura 9 minuti)


Se vuoi che la gente “faccia suo” un concetto, basta ripetere di continuo il messaggio che vuoi veicolare. E’ per questo che, dopo un decennio di tantra sulla libertà della rete, pensiamo che il web sia una specie di mare libero, dove tutto sia permesso.

Ma non è così.

Ebbene sì, siamo stati manipolati un’altra volta. E’ l’ennesimo esempio di strategia di marketing applicata alla creazione di un immenso valore percepito.

La prova più lampante ci viene fornita da Facebook. Ecco alcuni esempi.

1) I dati sono soldi!
La recente (e disastrosa) capitalizzazione in borsa del social network ci fornisce un dato importante: I nostri dati hanno un valore!
Già, perché il valore dei titoli non è dovuto al numero di utenti, ma all’immenso numero di dati (diretti e indiretti) collegati agli utenti.
Nomi, indirizzi mail, numeri di cellulari, geolocalizzazioni, informazioni sugli interessi, sui gradi di relazione da intrecciare con gli altri utenti… un vero e proprio mondo che a volte senza rendercene conto contribuiamo a costruire.
Dati che diventano soldi! Non nostri ovviamente.
E qui arriva la prima domanda:
- Qual è la nostra capacità di sorreggere e mantenere in vista questo mondo che abbiamo contribuito a costruire?
Nessuno! I titoli vanno malissimo, le scelte di marketing sono disastrose e un bel giorno (forse neanche troppo lontano) il sito chiuderà e venderà i nostri dati… ammesso che ciò non sia già avvenuto.

2)Strategie di marketing disastrose e controproducenti!
Alcune scelte del social network stanno contribuendo ad allontanare gli utenti da Facebook.
Ad esempio, hai chiesto tu di aprire una tua casella mail nominativa a Facebook?
Già perché qualche mese fa le caselle reali sono state “occultate” e al loro posto sono comparse delle caselle di posta elettronica con il tuo nome . il tuo cognome @ facebook.com… - E chi la voleva?
- Chi è stato interpellato?
- E le password dove sono?
Ma non solo, un altro errore lo hanno commesso “imponendo” il “diario” al posto della visualizzazione classica. Il diario, a detta della maggior parte degli utenti, è meno…
ma la cosa peggiore è stata la modalità con la quale ci hanno obbligati.

A me è successo così: ogni tanto entravo nel mio account e il diario mi veniva proposto. Io semplicemente ignoravo il messaggio perché non ero interessato. Un bel giorno entro e al posto del “solito” messaggio mi trovo la data dalla quale il MIO profilo passava nella visualizzazione diario.
- Chi lo ha chiesto?
- Io il diario non lo trovo strategicamente e visivamente valido, perché lo devo utilizzare?
- Perché un utente deve essere trattato come un sottoposto che deve fare quello che gli impone un “fornitore di servizi”?
Che Facebook mi ridia il valore dei miei dati e mi liquidi allora!

3) Modalità e privacy
Quando mi connettevo a Facebook qualche tempo fa (c’è del romanticismo in questa frase), la finestra della chat mi indicava chi era on-line in quel momento. Quindi potevo sapere indirettamente che quegli utenti erano davanti un pc, e conoscendoli, sapevo dove trovarli…

Un esempio di utilizzo indiretto delle informazioni… altro che “voli pindarici” sulla privacy.

Ma adesso è anche peggio. Perché ormai, sempre più spesso, al posto del punto verde c’è l’icona del telefono.
Che bello! Siamo sempre connessi!
- Ma perché?
- Non potremmo utilizzare un social network solo a tempo perso come si fa con le cose futili?
Sembra che siamo tutti dei dottori con la reperibilità H24… eppure la maggior parte degli utenti di FB non “vivono” di comunicazione, e neppure sono importanti!
Molto spesso sono ragazzini (quasi sempre cresciuti) che si danno un “tono” con il tablet o lo smartphone di turno (facendo tra l’altro pubblicità gratis).
In tutti i casi io so che posso raggiungere quelle persone e disturbarle mentre mangiano. Geniale! Un consiglio: Comincia a chiamare chi ti sta antipatico all’ora di pranzo, tanto non si farà problemi ad interrompere la chiacchierata con chi hanno di fronte per risponderti!

In tutti i casi la domanda finale è sempre e soltanto una: Sei tu a gestire il servizio e il tuo Tempo sul web?

La risposta è no!

Magari qualche volta sarai stato infastidito perché qualcuno ha fatto una foto e tu hai percepito di comparire sullo sfondo… hai pensato alla privacy e a tutte quelle “menate”… e invece perfino io posso sapere dove sei, cosa fai, chi incontri e cosa ti piace. Ovviamente lo sa anche Facebook e non mancherà l’occasione di  farti comparire sulla destra un banner pubblicitario che casualmente tratta proprio quel prodotto compatibile con i tuoi “ti piace”…

La rete non è libera, è solo un metodo diverso (e più semplice) per “entrare in contatto” con te, ovviamente senza farti gestire il rapporto.

Pensa, perfino navigare su internet è un controsenso non libero!

Ti racconto una cosa che mi sta succedendo in questi giorni. Pago la Vodafone affinché con una chiavetta possa navigare dal mio portatile. Nelle settimane scorse ho dovuto “scaricare” un po’ di materiale e documenti dal web e ho superato il “limite” che mi ha imposto il mio gestore, cioè il mio fornitore di servizi.
E che cosa fa la Vodafone? Mi limita la navigazione a 56 KB al secondo… un criceto è più veloce, non riesco a caricare neppure un video su Youtube o a twittare su Twitter!

Chiamo Vodafone e una signorina mi dice che Vodafone ha messo un “freno” alla mia velocità di navigazione perché ho superato il limite di GB scaricabili. A quel punto chiedo di pagare a parte la differenza e di poter riprendere a navigare come al solito, (e come al solito non è comunque veloce!).
La signorina mi dice che non è possibile e che il mio periodo di limitazione da parte di Vodafone durerà fino al 27 settembre. Sono stato punito come dalla maestrina! Sono in purgatorio fino al 27 settembre!

Quindi concludendo ti devo far riflettere su questi fattori:
- Il web non è libero, perché non sei tu davvero a decidere come utilizzare un servizio ma vieni “guidato” dal tuo fornitore di servizi, lasci i tuoi dati, i quali diventano soldi che non torneranno mai da te.

- Perfino  connettersi a internet non è un’azione liberale, perché il tuo gestore, che è il TUO fornitore che ti dà il servizio dietro corrispettivo pagamento, può serenamente limitare la tua capacità di navigare senza metterti nelle condizioni di avere delle opzioni di navigazione adeguate.

Ora ti invito a lasciare un commento qui di seguito, che come al solito sarà preziosissimo e meriterà una risposta che però… potrebbe non arrivare subito!
Nel caso non te la prendere, nulla di personale! La Vodafone mi ha limitato! Ma non temere, dammi tempo e arriverò anche da te.

Al prossimo mese

Emmanuele

PS. Ho cercato di valutare di cambiare operatore, ma ovviamente le offerte erano identiche. FORSE qualcuno ha “fatto cartello”, e se me ne sono accorto io in mezz’ora non capisco perché chi deve vigilare non se ne sia ancora accorto. Forse Internet non è l’unico mondo non libero!

sabato 9 giugno 2012

BEST PRACTICE n° 1: LA CELLULLITE NON E’ PIU’ UNA MALATTIA… SOLO PER QUALCUNO PURTROPPO!


ISSUE n° 26 THE MARKETING BLOG

(tempo di lettura 5 minuti)

Nel giugno del 2010 ho scritto un articolo dal titolo “Usare la paura per vendere, da inestetismo a malattia in 30 secondi (di spot)”. http://emacaluso.blogspot.it/2010/06/usare-la-paura-per-vendere-da.html

Nell’articolo mettevo in evidenza come in uno spot per promuovere un prodotto “anticellulite”, una casa farmaceutica non esitava a definire la cellulite come una malattia. Di seguito avevo anche raccontato alcune fasi delle mie ricerche che mettevano in risalto il fatto che la cellulite non sia una malattia ma un semplice inestetismo, come dichiarato anche dal British Medical Jounal nella sua “lista delle non malattie”.

La paura fa vendere molto, soprattutto se fa leva sullo spirito di autoconservazione del mammifero umano.

Cosa è cambiato in 2 anni? La casa produttrice continua a definire la cellulite una malattia? 

Beh… è successo questo:

- La pubblicità che inizia con la frase “La cellulite è una malattia” va ancora in onda senza modifiche, nonostante una multa da 490.000 Euro inflitta dal garante delle telecomunicazioni per il messaggio mendace contenuto. Evidentemente gli incassi superano l’importo della multa.

- Qualche mese fa, una casa produttrice di cosmetica ha presentato un prodotto “anticellulite” con uno spot che iniziava con la stessa frase. 
Ancora Peggio! 
Non solo hanno creato una falsa malattia, ma hanno pure copiato lo spot mendace di un altro… scarsi…
Inutile dire che sui siti dei due produttori, la cellulite viene definita come un inestetismo e non come una malattia… a conferma della veridicità delle fonti che ho citato precedentemente.

- Il web ha messo in risalto l’accaduto attraverso video, articoli e post dedicati alla questione.
Questo è l’unico punto positivo della faccenda, la gente comune ha cercato di informarsi da sola.

Per la prima volta dalla creazione del The Marketing Blog quindi, alla luce di quanto appena scritto, ho deciso di presentarti il primo best practice dedicato proprio a questo argomento.

Qualche giorno fa, un’altra casa produttrice ha presentato il suo prodotto “anticellulite” con uno spot, nel quale parla chiaramente di “inestetismo”. 
E’ già un passo avanti, che mette un’azienda che fa semplicemente il suo lavoro su un piano più positivo rispetto alle competitor che “giocano sporco”.

Proprio vero: “Nel paese dei ciechi, quello con un occhio solo fa il sindaco”…

La strada è ancora lunga, però è già un inizio!

Come sempre ogni tuo commento sarà prezioso e meriterà una risposta.

Ti ricordo inoltre che questo mese l’appuntamento per la puntata del programma radiofonico Fuori la verità è fissato per il 20/06 sulle frequenze di Radio Flash (FM 97.6) o in streaming sul sito www.radioflash.to

Al prossimo mese con un altro articolo del THE MARKETING BLOG

Emmanuele Macaluso


Di seguito i links inerenti al post:
Definizione di Disease Mongering da Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Disease-mongering
Legislazione sulla pubblicità ingannevole: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/07145dl.htm
Uno degli spot in cui viene dichiarato che la cellulite è una malattia (l’altro non riesco a trovarlo in rete, è visibile in tv) http://www.youtube.com/watch?v=A6ZwqSWtECU

mercoledì 9 maggio 2012

COMING SOON: RADIO E TV…


ISSUE n° 25 THE MARKETING BLOG

(tempo di lettura 6 minuti)
Il mese scorso, per la prima volta  da molto tempo a questa parte, non ho scritto un post su questo blog. Spero tu te ne sia accorto…
Questo è avvenuto non perché mi siano mancate le idee, ma perché il mese di aprile è stato un mese intenso dal punto di vista delle opportunità correlate al Manifesto del Marketing Etico e al progetto Bende Invisibili.
Questo mese, non ti parlerò quindi di pubblicità truffaldine ma desidero condividere con te due anticipazioni estremamente importanti, che mi auguro tu possa aiutarmi a divulgare.

ANTICIPAZIONE 1: LA RADIO
A partire dal prossimo 16 maggio, in collaborazione con Gobbi Media e Factory Performance, condurrò insieme a Gianluca Gobbi una rubrica mensile sulle frequenze di Radio Flash (FM 97.6).
Il programma, dal titolo “Fuori la verità” sarà trasmesso in diretta dalle 13 alle 14 nelle seguenti date: 16/05  -  20/06  -  18/07  -  19/09  -  10/10  -  14/11  -  19/12.
La trasmissione sarà trasmessa anche in streaming sul sito ufficiale della radio all’indirizzo www.radioflash.to
Ma non solo!
Fuori la verità ti permetterà di “vedere la radio”, infatti dopo qualche ora dalla diretta, saranno pubblicati sul canale ufficiale Youtube i video della diretta radiofonica.

Ecco alcuni link che ti invito a visitare per saperne di più:
- http://www.emacaluso.com/fuori%20la%20verità.html la pagina web ufficiale del programma
- http://www.youtube.com/fuorilaverita il canale ufficiale di Youtube sul quale saranno pubblicati i video delle dirette dopo pochi giorni
- http://www.facebook.com/FUORILAVERITA la pagina ufficiale di Facebook alla quale ti consiglio di aderire per essere sempre aggiornato


ANTICIPAZIONE 2: IL FILM
L’esperienza divulgativa e comunicativa del Manifesto del Marketing Etico e di Bende Invisibili diventerà un film.
Dallo scorso 11 novembre, attraverso gli incontri divulgativi sul territorio, in primis quello a teatro che ha segnato l’inizio di questa avventura con più di 250 persone presenti, ci siamo interrogati sulla necessità di utilizzare nuovi canali di comunicazione per continuare e accrescere la nostra capacità di divulgazione attraverso l’infotainment.
Parlo con il “noi” non perché affetto da sdoppiamenti di personalità o altro, ma perché durante il mese appena passato, sono state molte le persone, le associazioni e le aziende che sono state contattate per collaborare a questa sfida, e l’adesione è stata entusiasta e massiccia.
Questo mi rende orgoglioso e contemporaneamente mi fa sentire il peso di una responsabilità che accetto con entusiasmo e professionalità.
Il film sarà girato nei prossimi mesi, a Torino, i canali di distribuzione sono al vaglio di alcuni nostri collaboratori e prossimamente ti darò (e daremo) ulteriori informazioni in merito.
Quello che posso già dirti è che sarà qualcosa di “grande” e “importante” per il quale avrò bisogno anche del tuo aiuto, sia per la diffusione promozionale che, in modo pratico, per la realizzazione.
Non ti chiederò mai soldi, la tua eventuale presenza nel pubblico durante le riprese sarà preziosa; ovviamente sarai ospite mio, della produzione e di tutti i partner del progetto.
Nel caso fossi interessato, puoi inviare una mail a factoryperformance@gmail.com

Quella che ti ho appena dato è una delle sfide più importanti e complesse che abbia mai affrontato. Sono certo che finalmente potremo dimostrare la differenza tra coloro che guardano e coloro che vedono.

Continua a seguirmi, a presto

Emmanuele

domenica 11 marzo 2012

TUTTO SI RIPETE PERCHE’ TUTTO SI CONOSCE… O QUASI!

ISSUE n° 24 THE MARKETING BLOG

(Tempo di lettura: 9 minuti)
Il mese scorso ho parlato dell’attuale crisi economica prendendo come esempio quello che avviene ad Atene e a Torino. Con questo post invece, desidero condividere con te l’intuizione di una persona eccezionale che ha codificato alcuni dei fattori comunicativi che vengono utilizzati anche in questo periodo.
Noam Chomsky è un linguista statunitense che ha codificato le 10 Strategie della Manipolazione attraverso i mass media.
Leggendole ti stupirai di come queste tecniche vengano applicate alla lettera in questo periodo.
Come sempre ogni tuo commento, impressione o spunto di riflessione è gradito.
Per questo mese il mio lavoro è finito, ora tocca a Noam.
Ti consiglio di cercare informazionioni su Noam attraverso i canali che riterrai opportuni.
Buona lettura e… apri gli occhi!

1-La strategia della distrazione. L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

giovedì 9 febbraio 2012

DAI PARCHEGGI DI ATENE ALLA CIVILISSIMA TORINO

ISSUE n° 23 THE MARKETING BLOG

(Tempo di lettura 8 minuti)
Di solito, quando si parla di crisi, fame, situazioni paradossali e di miseria le associazioni umanitarie e i media parlano di Africa e di altri Paesi del cosiddetto terzo mondo.
Questo mese la nostra (mia e tua) sarà un’analisi economica che però non ci condurrà così lontano. Non tutti sanno che poco fuori Atene, nel cuore della culla della civiltà e della cultura, ci sono degli immensi parcheggi. In questi parcheggi ci sono centinaia di automobili ferme da mesi e trasformate in case. Gli uomini la notte fanno i turni di guardia, come si farebbe nella jungla per difendersi dalle bestie feroci, lo fanno per evitare saccheggi e furti che porterebbero via quel poco che è rimasto e per difendere le famiglie.
Quelle persone una casa l’avevano, ma l’hanno persa perché non sono più riusciti a pagare il mutuo.
A dividerci da quelle persone c’è solo uno specchio d’acqua che si chiama Adriatico.
Forse questa storia potrebbe non colpirti ancora abbastanza, perché anche se si parla di Europa, il mare che ci divide ti ricorda le vacanze, e quando ci sei andato l’ultima volta, la riva dall’altra parte non si vedeva.
Allora permettimi di raccontarti un’altra storia.
Nella civilissima Torino, prima capitale d’Italia decantata per tutto il 2011 per il 150° dell’unità nazionale, ogni giorno, sono 40.000 (sì, leggi bene quarantamila) i pasti che vengono distribuiti dagli enti religiosi e da quelli umanitari. La cifra è in rapida crescita.
A chiedere il cibo non sono “solo” i senza tetto e gli immigrati, ma sempre più spesso sono le famiglie italiane (ammesso che abbia un senso fare queste distinzioni).
Molte di queste famiglie hanno un mutuo da pagare, ma anche il cellulare di ultima generazione da pagare a rate, la TV lcd da pagare a rate, la macchina da pagare a rate ecc.
Anche in Grecia avevano molte cose da pagare a rate…
Nelle ultime settimane, soprattutto con l’avvento del governo Monti, sembra che la concezione della crisi sia cambiata. Sembra più seria. Sempre più spesso si sente dire dai vari “esperti” e “opinionisti” che la crisi sia dovuta all’indebitamento. È vero.
La crisi nella quale ci troviamo è molto complessa e deve essere combattuta a vari livelli. Non è solo un fattore di indebitamento dello Stato inteso come istituzione, ma come Stato inteso come insieme di persone.
Sarebbe infatti ipocrita lamentarsi delle scelte di chi ci governa se anche noi, nel nostro piccolo facciamo scelte piccole. Da quando si parla di “casta”, ho notato da parte dei cittadini una volontà ad imitare l’estabilishment piuttosto che a indicare una via diversa. A tutti i livelli dei ceti sociali medi-bassi si tende a vivere ad un livello leggermente superiore a quello necessario e questo porta all’acquisto di oggetti non primari attraverso l’indebitamento con le finanziarie.
Perché?
Forse c’è stata una strategia che nell’arco degli anni ci ha educato a comprare oggi senza preoccuparci troppo del pagare subito? Posticipare nel tempo il pagamento è molto rassicurante ma prima o poi il conto si deve pagare. E ricordati che a prestare i soldi c’è sempre chi li ha, e li presta a chi non li ha.
Quello che voglio dirti è che quello che sta succedendo è frutto di una strategia comunicativa che ci investe da anni. Finanziarie che prestano soldi anche ai protestati, finanziamenti dati con un tasso agevolato (che è più del doppio di quello che la stessa banca ti darebbe se volessi investire il “tuo” denaro) ecc.
Per fortuna non danno ancora i mutui ai precari, altrimenti sarebbe la rovina per i molti che ci cadrebbero nel tranello comunicativo.
Bada bene però. È vero che qualcuno ci ha educati al debito, ma nel frattempo non mi pare che ci abbiano tolto la possibilità di scegliere. Delle responsabilità le abbiamo anche noi.
Non abbiamo bisogno del cellulare di ultima generazione, del tablet, della macchina con almeno 100 cv per essere accettati dagli altri, non abbiamo bisogno di loghi esposti come cartelloni pubblicitari e non abbiamo bisogno di indebitarci per tutto questo.
Sono tempi difficili, nei quali dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e adottare comportamenti più etici verso noi stessi e gli altri. Se faremo così, qualcosa di buono succederà.
Non facciamo la fine dei greci e dei torinesi… ops!

martedì 10 gennaio 2012

CHISSA’ COSA DIRANNO GLI ALTRI DI TE

ISSUE n° 22 BLOG MARKETING

(Tempo di lettura: 6 minuti)
Da questo mese, dopo qualche tempo dedicato al lancio del Manifesto del Marketing Etico © e del libro Bende Invisibili©, torniamo ad analizzare uno spot “sporco”, nella speranza che possa aiutarci ad iniziare una riflessione comune.
Nei mesi scorsi ha imperversato sui teleschermi italiani uno spot commerciale dedicato ad un prodotto antiverruche di una nota marca.
Lo spot era suddiviso in 3 parti:

La prima parte vede come protagonista un giovane uomo intento a lavorare nel suo studio. Inizialmente è seduto alla sua scrivania, poi si alza e va a prendere un libro nella sua biblioteca, nel frattempo la lampada accesa sul tavolo prende vita e illumina la mano del protagonista, cercando di mettere in evidenza la fantomatica verruca. L’uomo si accorge di avere la mano al centro dell’attenzione (e della luce) della lampada; subito dopo questa si “riabbassa” con fare furtivo, creando un senso di imbarazzo*.

La seconda parte dello spot è più statica e diretta. Notte piovosa, strada semi deserta, un lampione prende vita e si contorce per illuminare una finestra. All’interno dell’appartamento una coppia dorme. L’uomo ha i piedi scoperti e la luce del lampione ne illumina la pianta, simulando il concetto di attenzione e di giudizio rivolti verso “l’anomalia”.

Nella terza è ultima parte il messaggio è ancora più diretto. Cena tra amici, durante un brindisi una giovane donna innalza il bicchiere con il vino come si conviene nell’occasione e sul più bello una luce illumina la sua mano. Sul volto della protagonista, le microespressioni denotano in sequenza: sorpresa – fastidio – odio.
Questa volta ad illuminare la parte “imbarazzante” è un gruppo di tre lampade da soffitto. Appena le lampade concludono il loro giudizio, la donna si gira verso la camera e sul suo volto leggiamo imbarazzo.

Durante lo spot, la voce narrante parla di verruche per un tempo estremamente limitato rispetto ai 30 secondi di durata. Tutto lo spot è stato incentrato non sulla volontà di “dare una soluzione al problema” ma sulla volontà di mettere in evidenza il disagio che questo può creare in relazione a ciò che circonda la persona con un’anomalia.
In una società dove l’immagine forse non sarà tutto, ma sicuramente conta, il “chissà cosa penserà la gente di me” ha ancora un peso fondamentale nei processi decisionali. In questo caso addirittura, se non fosse per la voce narrante, non si comprenderebbe neanche la reale funzione del prodotto.
La paura del giudizio è un fattore intrinseco all’attuale natura umana, reso ancor più acuto e sottile dalle azioni di marketing e brand management degli ultimi decenni. Quante volte infatti, compriamo il prodotto di un marchio piuttosto che una “sotto marca” perché così “almeno la gente quando lo vede sa che mi sono potuto permettere il prodotto di marca…”

Dovremmo riflettere su questo, così come dovremmo riflettere in relazione a quanto la nostra capacità di giudizio possa essere influenzata da fattori esterni, al punto da non metterci più nella condizione psicologica per poter scegliere liberamente quello che vogliamo o ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
E dopo la riflessione, dovresti far avvenire il cambiamento.

Aspetto un tuo commento!

A presto

Emmanuele Macaluso

NB. Nello scrivere questo post, non ho voluto intenzionalmente inserire il nome dell’azienda produttrice per non avere problemi di natura legale, e perché non volevo aiutare la casa produttrice dando una voce in più nei motori di ricerca. Puoi vedere lo spot che ho analizzato all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=JWFWEfUcDL8

*Tra l’altro, porto alla tua attenzione anche un altro fattore. La lampada presente nella prima parte dello spot mi ha fatto venire in mente una cosa: nel 1986 a Dallas, la Pixar ha presentato al Siggraph (festival del cortometraggio d’animazione) un cortometraggio dal titolo Luxo Jr.
In questo cortometraggio 2 lampade, una grande e una piccola, dimostravano al pubblico come 2 oggetti potessero sviluppare delle emozioni attraverso la comunicazione non verbale e l’animazione.
Luxo Jr. è stato un tale successo da convincere la Pixar ad utilizzare una lampada simile a Luxo nei titoli di testa dei film della casa di produzione.
Guarda l’inizio di un film Pixar e noterai le similitudini con il prodotto sviluppato nello spot.