Issue n° 41
(Tempo di lettura: 7 minuti)
ATTENZIONE: Quella presente in questo articolo non è la pubblicazione scientifica formale della ricerca denominata “Studio sulla creazione della credibilità percettiva attraverso i social media”, ma la pubblicazione dei soli risultati. L’autore si rende disponibile alla divulgazione dell’intero studio mediante le riviste scientifiche accreditate che la richiederanno.
Ogni studio o ricerca scientifica
parte da delle domande. La domande che mi sono posto all’inizio dello studio sono
state: Quale può essere l’impatto che le informazioni virtuali che acquisiamo
dai social hanno sulla vita reale? Esiste un collegamento tra virtuale e reale?
Quanto il virtuale può concretamente influire sul reale? Qual è il potenziale
economico che si può sviluppare attraverso una corretta azione di personal branding a costo zero?
È per dare delle risposte a
queste domande, e soprattutto dei dati oggettivi, che nel luglio 2014 ho
coinvolto alcuni esperti di marketing,
Relazioni Pubbliche e consulenti
musicali per effettuare la ricerca denominata: “Studio sulla creazione della credibilità percettiva attraverso i social
media”.
Parametri:
Lo studio ha dei parametri fissi
che hanno lo scopo di non falsare il risultato statistico.
- Non utilizzare nessun servizio
a pagamento (abbiamo infatti voluto ricreare in tutto e per tutto le condizioni
che ha a disposizione un utente base).
- Suddividere lo studio in 2
fasi: nella prima il soggetto virtuale crea una sua credibilità e si inserisce
tra gli utenti; nella seconda sviluppa la credibilità della propria
professionalità. (Semplificando: nella prima fase si crea la credibilità del
personaggio, nella seconda quella del suo prodotto).
- Le due fasi durano ognuna 30
giorni, per un totale di 60 giorni con una pausa intermedia per analizzare i
dati della prima e preparare la seconda.
- Dell’avatar creato per lo
studio - un musicista - non deve essere pubblicata nessuna presentazione video
e musicale. (Di fatto non esiste una sola nota dell’avatar, semplicemente
perché non esiste).
- I dati vanno analizzati solo
attraverso software generici e non specifici. (Gli stessi che avrebbe a
disposizione un utente medio).
- i dati devono essere divulgati
all’opinione pubblica attraverso canali di divulgazione diretti e indiretti.
Obiettivo della ricerca:
- Valutare e acquisire dati circa
l’influenza dell’ambiente virtuale su quello reale attraverso una strategia di marketing e personal branding a costo zero.
- Condividere gratuitamente i risultati
acquisiti.
Ricerca e metodo:
La ricerca ha previsto la
creazione di un “personaggio pubblico”, nella fattispecie un musicista, su un
noto social network per studiare
l’interazione degli altri soggetti e quantificare il grado di popolarità
raggiunta nei tempi prefissati. Come precisato precedentemente, non è stato
previsto nessun tipo di attività a pagamento.
Risultati:
Alla fine dei 60 giorni di
ricerca, sono state 4.977 le persone
che attraverso l’apposito tasto virtuale
hanno deciso di apprezzare e/o seguire il “personaggio pubblico” creato per la
ricerca. Secondo i dati raccolti prima della ricerca, possiamo dire che il risultato
raggiunto rappresenta un dato medio di almeno 5 volte superiore rispetto alla media raggiunta dagli artisti che
operano nello stesso ambito artistico specifico. Questo nonostante il fatto che
questi ultimi siano iscritti al social da un tempo decisamente maggiore
rispetto ai 60 giorni della ricerca.
Anche nelle dinamiche sviluppate sui social, sono stati osservati comportamenti
già molto noti ai sociologi in
ambito reale, tra questi spicca il
conformismo sociale.
Per semplificare: il conformismo sociale è quel meccanismo
secondo cui, per un individuo, è più facile fare un’azione se questo vede che
la stessa azione viene compiuta da altri suoi simili. Si è notato che la
progressione che è andata verso il risultato definitivo è aumentata in
parallelo con la crescita del numero dei fan
del nostro “personaggio pubblico”.
Una sorta di piano inclinato
sociale nel mondo virtuale.
Se il fatto di avere dei numeri
precisi e statisticamente rilevanti avrebbe già giustificato un impegno
professionale di due mesi di operatività, dobbiamo segnalare che si tratta solo
della punta dell’iceberg. I risultati
più rilevanti infatti sono quelli che hanno visto le comunicazioni “in privato”
tra gli altri utenti e il nostro avatar.
Alla fine dei 60 giorni di
ricerca, il nostro “personaggio pubblico” ha ricevuto le seguenti opportunità
professionali:
- 3 inviti a suonare dal vivo
(dietro compenso)
- 3 interviste radiofoniche
- 1 invito a partecipare ad una
trasmissione televisiva in un’emittente regionale
- 1 invito a partecipare ad un
contest musicale
- 1 invito all’invio di materiale
musicale verso un’etichetta musicale
- 1 invito all’invio di materiale
musicale verso un organizzatore di eventi
Conclusioni generali
Una delle ragioni che sono alla
base della conduzione di questo studio è stata la percezione (trasformatasi poi
in certezza scientifica) che i social hanno un’influenza molto marcata nei confronti dei propri utenti. Influiscono nelle loro possibilità
di scelta, nella creazione dei
propri modelli di riferimento e nelle dinamiche
sociali, da quelle più comuni a quelle più complesse.
La credibilità raggiunta
dall’avatar, con l’ausilio di qualche post ben strutturato e con la scelta di
qualche immagine non ha nessun riscontro logico e razionale con la realtà.
Pensiamo solo al fatto che di questo “personaggio pubblico” non esiste neppure
una foto del suo volto. Per creare l’immagine del profilo infatti, abbiamo
dovuto “prestargli un corpo”, il cui volto era coperto da un cappello. Dell’avatar, lo ricordiamo, non esiste nessuna canzone o attività in
ambito reale, in quanto non esiste.
Eppure le persone che hanno
espresso il gradimento per questo fantomatico artista basterebbero per riempire
la curva di uno stadio di medie dimensioni.
Ma ancor di più, è interessante
la possibilità che ha avuto l’avatar di generare potenziali profitti senza avere neppure un prodotto reale, grazie
alla creazione di una credibilità fondata sulla pura virtualità.
Più volte è capitato, durante
riunioni di coordinamento, di chiederci come sia possibile non vivere di musica
con un eventuale prodotto reale a disposizione.
Forse questi risultati dovrebbero
far riflettere quelle migliaia di artisti (o presunti tali) che sbagliano il
proprio approccio strategico e psicologico.
Durante la fase di ricerca
abbiamo operato sotto il controllo di un Comitato
Etico Scientifico, poiché il nostro intento non è mai stato quello di ingannare le persone (vere o presunte)
che popolano i social, ma al contrario
volevamo – e vogliamo tutt’ora – dimostrare
l’importanza di un approccio meno “leggero” e di fiducia verso questo tipo di
strumento, che si sta trasformando da
canale di intrattenimento a canale di influenza sociale, culturale e di mercato.
Quindi l’invito è quello di
valutare con maggiore attenzione e consapevolezza le conseguenze che il nostro
“mondo virtuale” ha nei confronti di quello “reale”.
Conclusioni personali
I fatti di cronaca ci danno degli
avvertimenti che a mio giudizio vengono ingiustificatamente ignorati. È dello
scorso 26 agosto l’episodio di un ex reporter statunitense(1) che, a suo dire,
era stato ingiustamente licenziato dall’emittente televisiva per la quale
lavorava. L’uomo ha filmato con il proprio telefonino l’omicidio che ha
commesso ai danni di un’ex collega e del cameraman, avvenuto mediante arma da
fuoco, mentre questi intervistavano una donna. Anche quest’ultima rimasta
ferita.
L’omicida prima di suicidarsi,
nella sua scala di priorità, ha voluto postare il video sui social prima di farla finita. Un ennesimo atto concreto
che ci indica quanto siano percepiti come prioritari
ed importanti le piattaforme di condivisione. Piattaforme che, tra l’altro, si
stanno strutturando e trasformando da social a media con servizi a pagamento.
Tra i dati che vanno a completare
ed integrare quelli ottenuti dalla ricerca, si possono (e devono) aggiungere
quelli che vedono crescere il numero dei soggetti seguiti da cure sanitarie per
lo sviluppo di dipendenza dall’utilizzo dei social, che molto spesso portano i
soggetti ad isolarsi dalle relazioni reali a discapito del proprio lavoro e dei
propri affetti.
Le potenzialità del web e dei
social nell’acquisire dati da studiare e utilizzare a fini sociali e di mercato
è stata addirittura “istituzionalizzata”. Avrai notato infatti che da qualche
mese i siti internet hanno avvisi che indicano il potenziale utilizzo di
cookies. Ti sei preso del tempo per capire il perché? Quegli avvisi sono il
frutto di una normativa del Garante
della Privacy(2) che tenta di
regolarizzare, o almeno informare, circa queste attività di profilazione.
Concludendo, quello che abbiamo voluto dimostrare è la facilità con la quale possiamo essere influenzati e messi alla mercé di chi ha gli strumenti e le risorse tecniche ed economiche per pilotare le nostre scelte in molti ambiti sociali ed economici.
Non esistono “amici” o
“followers” che ci seguono davvero, nonostante la creazione di
un’auto-percezione che ci vuole personaggi
pubblici solo perché sotto una nostra foto, per pura cortesia o per
eventuali secondi fini, qualcuno in modo virtuale esegue, con un semplice click,
un distratto segno di apprezzamento.
Il nostro Paese in realtà è ricco
delle più belle piazze del mondo, forse dovremmo rieleggerle a nostri social.
Chissà, forse potremmo goderci qualche apprezzamento vero.
La scienza esiste per farci evolvere e per aiutarci. Condividi e
parla di quanto hai letto, non attraverso i social, ma attraverso le tue
relazioni. Non possiamo permetterci di inviare un “grido di allarme”. Il nostro
ruolo ci impone di studiare, osservare, dimostrare e divulgare e non di
scendere sul piano degli “urlatori da social, dei falsi sensazionalisti e dei
complottisti”.
Abbiamo il dovere di condividere
saperi, e quelli che hai acquisito in questi pochi minuti sono a mio avviso
importanti. Questa ricerca sarà citata in un libro, a cura di uno dei massimi
esperti di Relazioni Pubbliche italiani e sarà probabilmente oggetto anche di
una mia pubblicazione formale.
Aiutaci a diffonderla anche tu
attraverso i tuoi canali e il tuo contributo.
Grazie per quello che farai.
Emmanuele Macaluso
(1)
http://www.corriere.it/esteri/15_agosto_26/usa-giornalista-cameraman-uccisi-colpi-pistola-diretta-tv-435bbfca-4bf4-11e5-b0ec-4048f87abc66.shtml?refresh_ce-cp
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/26/usa-killer-spara-troupe-televisiva-reporter-e-cameraman-uccisi-diretta/1985159/
http://www.repubblica.it/esteri/2015/08/26/news/usa_giornalista_e_cameramen_uccisi_durante_una_diretta_tv_in_virginia-121662692/?refresh_ce
(2)
http://www.garanteprivacy.it/cookie
http://www.lastampa.it/2015/06/03/tecnologia/cosa-cambia-con-la-nuova-normativa-sui-cookie-ROzQZqHOaIF96jYP8VbAnJ/pagina.html
http://www.profiliaziendali.info/siti-web-dal-3-giugno-2015-nuova-normativa-cookie/