Issue n° 39
(Tempo di lettura: 3 minuti)
Qualche tempo fa sono stato contattato da una persona che
voleva confrontarsi con me sui temi dell’etica nel marketing. La persona in
questione si occupa di comunicazione pubblicitaria, e ho avuto il piacere di
incontrarla in un clima disteso, davanti ad un caffè.
Durante quella chiacchierata è emersa una cosa che reputo
molto interessante. Secondo il mio interlocutore, a domanda specifica, le
agenzie pubblicitarie non reputerebbero opportuno investire in attività
tecniche di natura etica perché non esisterebbero studi, indici o numeri che
renderebbero queste azioni convenienti.
Semplificando: si continua a non utilizzare prassi etiche e
ci si affiderebbe a Dirty Marketing perché fa fatturato.
Ho pensato a lungo a quell’incontro, e soprattutto a questa
affermazione.
Mi sono posto delle domande:
- Davvero è solo una questione di numeri?
- Se ci fossero degli studi o dei numeri concreti, le
agenzie lascerebbero davvero la strada “vecchia” per quella “nuova”? Possono
dei numeri abbattere la naturale resistenza al cambiamento dell’essere umano?
- Non esistono numeri o semplicemente non si vogliono
leggere?
Esistono parametri che ci indicano che vi è una grande
attenzione del “pubblico” nei confronti dell’etica nel marketing, nella
comunicazione e del giornalismo. Ma la realtà è una soltanto: il pubblico non è
un influencer, altrimenti le strade
percorse sarebbero altre. La realtà quindi, è che l’opinione pubblica è
“gestita” dai media e dai veri influencer,
che sono dall’altra parte della barricata invisibile.
I numeri ci sarebbero eccome. Prendiamo ad esempio il Manifesto del Marketing Etico. Sia ben chiaro, non
parlo di questo perché ne sono coinvolto direttamente e in modo
autoreferenziale, ma semplicemente perché conosco il progetto in ogni dettaglio e posso
dare dei riferimenti precisi “al millimetro”.
Manifesto del
Marketing Etico
21 incontri pubblici – 11 interviste televisive – 53 ore di
diretta radiofonica – 29 articoli di stampa – 1.000 “Mi piace” sulla pagina
ufficiale del progetto – 1 programma radiofonico (Fuori la Verità in onda su
RadioFlash FM 97.6 ndr)
Poco?
I numeri che ho citato esistono e
sono riscontrabili, e non sono gli unici, esistono decine di progetti meritori
con volumi e indici interessanti, superiori talvolta ai risultati raggiunti dai
“prodotti” che vengono pubblicizzati (e a pagamento) da quelle stesse agenzie
pubblicitarie che si trincerano dietro la necessità di studi e numeri
riscontrabili.
Non è solo una questione di numeri.
È un’insieme di fattori. In primis, per ottenere dei buoni risultati pur
“giocando pulito” bisogna avere delle buone capacità tecniche, cosa pressoché
introvabile nella mediocrità tecnica che ci circonda, fatta da marketer e comunicatori con l’I-phone d’ordinanza
e che sono le prime vittime del loro lavoro. A questo aggiungiamo il fatto che
“si fa così da anni” e che quindi perché si dovrebbe cambiare? Il cambiamento
implica fatica e disciplina. Meglio atteggiarsi da guru piuttosto che lavorare.
Tra l’altro un cambiamento potrebbe pregiudicare la mia attuale posizione di
mercato.
Ma alla fine di questo post voglio
condividere con te un’ultima domanda: Siamo sicuri che non esistano i volumi
certificati? E se un istituto che si sta accreditando ci fosse già e stesse già
facendo le sue analisi?