ISSUE n° 22 BLOG MARKETING
(Tempo di lettura: 6 minuti)
Da questo mese, dopo qualche tempo dedicato al lancio del Manifesto del Marketing Etico © e del libro Bende Invisibili©, torniamo ad analizzare uno spot “sporco”, nella speranza che possa aiutarci ad iniziare una riflessione comune.
Nei mesi scorsi ha imperversato sui teleschermi italiani uno spot commerciale dedicato ad un prodotto antiverruche di una nota marca.
Lo spot era suddiviso in 3 parti:
La prima parte vede come protagonista un giovane uomo intento a lavorare nel suo studio. Inizialmente è seduto alla sua scrivania, poi si alza e va a prendere un libro nella sua biblioteca, nel frattempo la lampada accesa sul tavolo prende vita e illumina la mano del protagonista, cercando di mettere in evidenza la fantomatica verruca. L’uomo si accorge di avere la mano al centro dell’attenzione (e della luce) della lampada; subito dopo questa si “riabbassa” con fare furtivo, creando un senso di imbarazzo*.
La seconda parte dello spot è più statica e diretta. Notte piovosa, strada semi deserta, un lampione prende vita e si contorce per illuminare una finestra. All’interno dell’appartamento una coppia dorme. L’uomo ha i piedi scoperti e la luce del lampione ne illumina la pianta, simulando il concetto di attenzione e di giudizio rivolti verso “l’anomalia”.
Nella terza è ultima parte il messaggio è ancora più diretto. Cena tra amici, durante un brindisi una giovane donna innalza il bicchiere con il vino come si conviene nell’occasione e sul più bello una luce illumina la sua mano. Sul volto della protagonista, le microespressioni denotano in sequenza: sorpresa – fastidio – odio.
Questa volta ad illuminare la parte “imbarazzante” è un gruppo di tre lampade da soffitto. Appena le lampade concludono il loro giudizio, la donna si gira verso la camera e sul suo volto leggiamo imbarazzo.
Durante lo spot, la voce narrante parla di verruche per un tempo estremamente limitato rispetto ai 30 secondi di durata. Tutto lo spot è stato incentrato non sulla volontà di “dare una soluzione al problema” ma sulla volontà di mettere in evidenza il disagio che questo può creare in relazione a ciò che circonda la persona con un’anomalia.
In una società dove l’immagine forse non sarà tutto, ma sicuramente conta, il “chissà cosa penserà la gente di me” ha ancora un peso fondamentale nei processi decisionali. In questo caso addirittura, se non fosse per la voce narrante, non si comprenderebbe neanche la reale funzione del prodotto.
La paura del giudizio è un fattore intrinseco all’attuale natura umana, reso ancor più acuto e sottile dalle azioni di marketing e brand management degli ultimi decenni. Quante volte infatti, compriamo il prodotto di un marchio piuttosto che una “sotto marca” perché così “almeno la gente quando lo vede sa che mi sono potuto permettere il prodotto di marca…”
Dovremmo riflettere su questo, così come dovremmo riflettere in relazione a quanto la nostra capacità di giudizio possa essere influenzata da fattori esterni, al punto da non metterci più nella condizione psicologica per poter scegliere liberamente quello che vogliamo o ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
E dopo la riflessione, dovresti far avvenire il cambiamento.
Aspetto un tuo commento!
A presto
Emmanuele Macaluso
NB. Nello scrivere questo post, non ho voluto intenzionalmente inserire il nome dell’azienda produttrice per non avere problemi di natura legale, e perché non volevo aiutare la casa produttrice dando una voce in più nei motori di ricerca. Puoi vedere lo spot che ho analizzato all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=JWFWEfUcDL8
*Tra l’altro, porto alla tua attenzione anche un altro fattore. La lampada presente nella prima parte dello spot mi ha fatto venire in mente una cosa: nel 1986 a Dallas, la Pixar ha presentato al Siggraph (festival del cortometraggio d’animazione) un cortometraggio dal titolo Luxo Jr.
In questo cortometraggio 2 lampade, una grande e una piccola, dimostravano al pubblico come 2 oggetti potessero sviluppare delle emozioni attraverso la comunicazione non verbale e l’animazione.
Luxo Jr. è stato un tale successo da convincere la Pixar ad utilizzare una lampada simile a Luxo nei titoli di testa dei film della casa di produzione.
Guarda l’inizio di un film Pixar e noterai le similitudini con il prodotto sviluppato nello spot.
(Tempo di lettura: 6 minuti)
Da questo mese, dopo qualche tempo dedicato al lancio del Manifesto del Marketing Etico © e del libro Bende Invisibili©, torniamo ad analizzare uno spot “sporco”, nella speranza che possa aiutarci ad iniziare una riflessione comune.
Nei mesi scorsi ha imperversato sui teleschermi italiani uno spot commerciale dedicato ad un prodotto antiverruche di una nota marca.
Lo spot era suddiviso in 3 parti:
La prima parte vede come protagonista un giovane uomo intento a lavorare nel suo studio. Inizialmente è seduto alla sua scrivania, poi si alza e va a prendere un libro nella sua biblioteca, nel frattempo la lampada accesa sul tavolo prende vita e illumina la mano del protagonista, cercando di mettere in evidenza la fantomatica verruca. L’uomo si accorge di avere la mano al centro dell’attenzione (e della luce) della lampada; subito dopo questa si “riabbassa” con fare furtivo, creando un senso di imbarazzo*.
La seconda parte dello spot è più statica e diretta. Notte piovosa, strada semi deserta, un lampione prende vita e si contorce per illuminare una finestra. All’interno dell’appartamento una coppia dorme. L’uomo ha i piedi scoperti e la luce del lampione ne illumina la pianta, simulando il concetto di attenzione e di giudizio rivolti verso “l’anomalia”.
Nella terza è ultima parte il messaggio è ancora più diretto. Cena tra amici, durante un brindisi una giovane donna innalza il bicchiere con il vino come si conviene nell’occasione e sul più bello una luce illumina la sua mano. Sul volto della protagonista, le microespressioni denotano in sequenza: sorpresa – fastidio – odio.
Questa volta ad illuminare la parte “imbarazzante” è un gruppo di tre lampade da soffitto. Appena le lampade concludono il loro giudizio, la donna si gira verso la camera e sul suo volto leggiamo imbarazzo.
Durante lo spot, la voce narrante parla di verruche per un tempo estremamente limitato rispetto ai 30 secondi di durata. Tutto lo spot è stato incentrato non sulla volontà di “dare una soluzione al problema” ma sulla volontà di mettere in evidenza il disagio che questo può creare in relazione a ciò che circonda la persona con un’anomalia.
In una società dove l’immagine forse non sarà tutto, ma sicuramente conta, il “chissà cosa penserà la gente di me” ha ancora un peso fondamentale nei processi decisionali. In questo caso addirittura, se non fosse per la voce narrante, non si comprenderebbe neanche la reale funzione del prodotto.
La paura del giudizio è un fattore intrinseco all’attuale natura umana, reso ancor più acuto e sottile dalle azioni di marketing e brand management degli ultimi decenni. Quante volte infatti, compriamo il prodotto di un marchio piuttosto che una “sotto marca” perché così “almeno la gente quando lo vede sa che mi sono potuto permettere il prodotto di marca…”
Dovremmo riflettere su questo, così come dovremmo riflettere in relazione a quanto la nostra capacità di giudizio possa essere influenzata da fattori esterni, al punto da non metterci più nella condizione psicologica per poter scegliere liberamente quello che vogliamo o ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
E dopo la riflessione, dovresti far avvenire il cambiamento.
Aspetto un tuo commento!
A presto
Emmanuele Macaluso
NB. Nello scrivere questo post, non ho voluto intenzionalmente inserire il nome dell’azienda produttrice per non avere problemi di natura legale, e perché non volevo aiutare la casa produttrice dando una voce in più nei motori di ricerca. Puoi vedere lo spot che ho analizzato all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=JWFWEfUcDL8
*Tra l’altro, porto alla tua attenzione anche un altro fattore. La lampada presente nella prima parte dello spot mi ha fatto venire in mente una cosa: nel 1986 a Dallas, la Pixar ha presentato al Siggraph (festival del cortometraggio d’animazione) un cortometraggio dal titolo Luxo Jr.
In questo cortometraggio 2 lampade, una grande e una piccola, dimostravano al pubblico come 2 oggetti potessero sviluppare delle emozioni attraverso la comunicazione non verbale e l’animazione.
Luxo Jr. è stato un tale successo da convincere la Pixar ad utilizzare una lampada simile a Luxo nei titoli di testa dei film della casa di produzione.
Guarda l’inizio di un film Pixar e noterai le similitudini con il prodotto sviluppato nello spot.