ISSUE n° 17 BLOG MARKETING
(Tempo di lettura: 6 minuti)
Nonno: “Maximilione, chiedimi qual è la cosa più importante nella comicità”
Max: “Qual è la cosa più importante nella comicità?”
Nonno: “i tempi!”
(risata)
Da “Un’ottima annata” di Ridley Scott - 2006
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Questo mese, partendo da un breve episodio tratto dalla sceneggiatura di uno dei miei film preferiti, desidero condividere con te una mia riflessione circa l’importanza del tempo nelle strategie di marketing e comunicazione.
Per chi si occupa di marketing, fino a qualche tempo fa le problematiche derivate dal “fattore tempo” erano strettamente legate alla scelta dei tempi relative ai fattori decisionali e applicativi.
In parole povere: fare la scelta giusta nel momento giusto.
Se si riusciva a fare quanto scritto nella riga precedente il successo della strategia diventava quasi garantito. Oggi il fattore tempo pone altre problematiche tecniche.
Sono certo del fatto che non farai fatica a ricordare i terribili avvenimenti dell’undici settembre 2001. Le immagini che hai visto e la ripetitività con la quale tutti i telegiornali e gli organi di informazione ti hanno colpito, hanno fatto sì che la tua memoria immagazzinasse non solo l’avvenimento, ma anche delle “immagini” con le quali a distanza di anni rivivi in modo “iconografico” quei tragici momenti.
È come se quell’evento facesse parte di te, delle tue ansie, delle tue paure e della tua visione del mondo. Ed è così che a distanza di quasi 10 anni noi ne parliamo ancora. Era come se nel 2001, il tempo avesse ancora il potere di dilatarsi per seguire ogni singolo individuo nel suo percorso di vita.
So che fino adesso non ti ho detto ancora niente di nuovo, ma la vera riflessione arriva adesso:
Dell’undici settembre ne parliamo ancora oggi e con grande facilità.
Nei primi giorni di maggio (non più tardi di un mese fa quindi), è stato ucciso quello che per tutti era il responsabile di quei terribili avvenimenti. Ovviamente sto parlando di Osama Bin Laden.
Nel corso dei dieci anni passati è stato definito in vari modi: il principe del terrore, lo sceicco del male ecc.
È passato un mese, se ne parla ancora?
Venduto come un successo politico e militare nelle ore successive all’uccisione, con una serie di dinamiche a dir poco “non chiare” come ad esempio la sua sepoltura in mare, nel giro di poche ore se ne sono perse tracce e memorie.
Ma ora usciamo dal discorso 11 settembre.
Della centrale nucleare giapponese chi ne parla?
Dell’inquinamento nel Golfo del Messico chi ne parla? Il petrolio sarà scomparso?
Dei files di Wikileaks chi ne parla? Doveva essere l’undici settembre della diplomazia
Del virus H1N1 chi ne parla? Avremmo dovuto essere tutti morti
E potrei andare avanti all’infinito passando da fattori legati all’informazione a prodotti commerciali che avrebbero dovuto cambiare il nostro modo di vivere ma che in realtà sono scomparsi nel giro di pochi mesi.
Al di là delle strategie di insabbiamento e comunicative, la verità è che quanto scritto in questo post deve farci capire che il tempo si è compresso.
È più difficile oggi creare, attraverso una strategia di marketing, qualcosa destinato a durare nel tempo.
Sarà frutto della crescente volatilità del “concetto prodotto”, e di altri fattori come l’eccessiva virtualizzazione dei valori percepiti ma alla fine il risultato non cambia: tutto viene ingurgitato e digerito in maniera troppo veloce dalla massa (e quindi dal mercato).
Il pubblico ormai si abitua velocemente a tutto, l’aumento dei canali di acquisizione delle notizie da parte dell’utente ha fatto sì che imparasse a selezionare solo le notizie di suo interesse, con un approccio on demand che sa di “usa e getta”.
E allora le domande da porsi diventano altre:
Chi comanda gli interessi della massa?
È possibile tornare a creare qualcosa che possa durare nel tempo?
È possibile tornare indietro e riuscire a rendere davvero più autonomo il mercato nel suo processo di scelta?
Mi auguro di poter contare sul tuo contributo, attraverso i commenti a questo post, per poter andare avanti in questa mia (e ormai nostra) riflessione.
Appuntamento al prossimo 10 luglio con un nuovo post.
Emmanuele Macaluso
(Tempo di lettura: 6 minuti)
Nonno: “Maximilione, chiedimi qual è la cosa più importante nella comicità”
Max: “Qual è la cosa più importante nella comicità?”
Nonno: “i tempi!”
(risata)
Da “Un’ottima annata” di Ridley Scott - 2006
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Questo mese, partendo da un breve episodio tratto dalla sceneggiatura di uno dei miei film preferiti, desidero condividere con te una mia riflessione circa l’importanza del tempo nelle strategie di marketing e comunicazione.
Per chi si occupa di marketing, fino a qualche tempo fa le problematiche derivate dal “fattore tempo” erano strettamente legate alla scelta dei tempi relative ai fattori decisionali e applicativi.
In parole povere: fare la scelta giusta nel momento giusto.
Se si riusciva a fare quanto scritto nella riga precedente il successo della strategia diventava quasi garantito. Oggi il fattore tempo pone altre problematiche tecniche.
Sono certo del fatto che non farai fatica a ricordare i terribili avvenimenti dell’undici settembre 2001. Le immagini che hai visto e la ripetitività con la quale tutti i telegiornali e gli organi di informazione ti hanno colpito, hanno fatto sì che la tua memoria immagazzinasse non solo l’avvenimento, ma anche delle “immagini” con le quali a distanza di anni rivivi in modo “iconografico” quei tragici momenti.
È come se quell’evento facesse parte di te, delle tue ansie, delle tue paure e della tua visione del mondo. Ed è così che a distanza di quasi 10 anni noi ne parliamo ancora. Era come se nel 2001, il tempo avesse ancora il potere di dilatarsi per seguire ogni singolo individuo nel suo percorso di vita.
So che fino adesso non ti ho detto ancora niente di nuovo, ma la vera riflessione arriva adesso:
Dell’undici settembre ne parliamo ancora oggi e con grande facilità.
Nei primi giorni di maggio (non più tardi di un mese fa quindi), è stato ucciso quello che per tutti era il responsabile di quei terribili avvenimenti. Ovviamente sto parlando di Osama Bin Laden.
Nel corso dei dieci anni passati è stato definito in vari modi: il principe del terrore, lo sceicco del male ecc.
È passato un mese, se ne parla ancora?
Venduto come un successo politico e militare nelle ore successive all’uccisione, con una serie di dinamiche a dir poco “non chiare” come ad esempio la sua sepoltura in mare, nel giro di poche ore se ne sono perse tracce e memorie.
Ma ora usciamo dal discorso 11 settembre.
Della centrale nucleare giapponese chi ne parla?
Dell’inquinamento nel Golfo del Messico chi ne parla? Il petrolio sarà scomparso?
Dei files di Wikileaks chi ne parla? Doveva essere l’undici settembre della diplomazia
Del virus H1N1 chi ne parla? Avremmo dovuto essere tutti morti
E potrei andare avanti all’infinito passando da fattori legati all’informazione a prodotti commerciali che avrebbero dovuto cambiare il nostro modo di vivere ma che in realtà sono scomparsi nel giro di pochi mesi.
Al di là delle strategie di insabbiamento e comunicative, la verità è che quanto scritto in questo post deve farci capire che il tempo si è compresso.
È più difficile oggi creare, attraverso una strategia di marketing, qualcosa destinato a durare nel tempo.
Sarà frutto della crescente volatilità del “concetto prodotto”, e di altri fattori come l’eccessiva virtualizzazione dei valori percepiti ma alla fine il risultato non cambia: tutto viene ingurgitato e digerito in maniera troppo veloce dalla massa (e quindi dal mercato).
Il pubblico ormai si abitua velocemente a tutto, l’aumento dei canali di acquisizione delle notizie da parte dell’utente ha fatto sì che imparasse a selezionare solo le notizie di suo interesse, con un approccio on demand che sa di “usa e getta”.
E allora le domande da porsi diventano altre:
Chi comanda gli interessi della massa?
È possibile tornare a creare qualcosa che possa durare nel tempo?
È possibile tornare indietro e riuscire a rendere davvero più autonomo il mercato nel suo processo di scelta?
Mi auguro di poter contare sul tuo contributo, attraverso i commenti a questo post, per poter andare avanti in questa mia (e ormai nostra) riflessione.
Appuntamento al prossimo 10 luglio con un nuovo post.
Emmanuele Macaluso